I pilastri in titanio sono oggi per lo più
cilindrici, di varia lunghezza e diametro per potersi adattare alle diverse
configurazioni del segmento d’osso disponibile al loro inserimento.
Sono costruiti in titanio, metallo di larghissimo uso in chirurgia per la sua
neutralità biologica che ne assicura l’accettazione dell’ organismo.
La loro superficie è trattata in modo da esaltare la possibilità di
OSTEOINTEGRAZIONE (ovvero dell’incorporamento totale nella compagine ossea) che
in ricerca è stata ben studiata ed accertata grazie alla microscopia
elettronica: il RIGETTO in implantologia dentale NON ESISTE, non essendoci
alcuna possibilità di reazione immunologica sfavorevole come succede nei
trapianti eterologhi (da donatori).
Gli impianti dentali hanno superato negli ultimi anni anche la prova clinica con
dei controlli longitudinali sui pazienti sottopostivi che ne hanno assicurato
l’affidabilità.
Essi devono essere prodotti e confezionati a norma di legge europea e vengono
pertanto accompagnati da un certificato che può essere visionato e conservato
dal paziente a sua garanzia.
L’implantologia dei dentisti pionieri, che spesso disegnavano e facevano
fabbricare in proprio impianti dalle fogge più disparate e con metalli
variamente trattati, è definitivamente tramontata e con essa quella larga parte
d’insuccessi che influenza ancora negativamente taluni pazienti.
I migliori impianti moderni sono accessoriati con un ricco corredo di connettori
al dente artificiale che sorreggeranno, in modo da assicurare oltre che una
detergibilità perfetta anche un’estetica ottimale rispetto al contorno gengivale
sottostante.
Quest’ultimo fattore è determinante per un buon esito dell’intervento nelle zone
scoperte dal sorriso.
A seconda delle situazioni e del modello di impianto l’intervento chirurgico
vero e proprio può essere effettuato in un solo tempo (lasciando alla fine
dell’inserimento endosseo dell’impianto una piccola porzione dello stesso, che
poi servirà di connessione al dente, al di fuori della gengiva) o in due tempi,
essendo il secondo tempo molto più semplice e breve del primo (una piccola
incisione gengivale utilizzata per esporre nel cavo orale la parte più esterna
dell’impianto al fine di connetterla ad un dente di porcellana o vetropolimero).
Quindi si parla nel primo caso di immersione parziale e nel secondo di
immersione totale , sottintendendo che ci si riferisce al tessuto gengivale
perché è ovvio che l’immersione endossea c’è sempre e comunque.
Dopo l’intervento chirurgico occorre aspettare un tempo variabile e comunque non
superiore a quattro mesi per poter procedere alla protesizzazione ovvero al
CARICO IMPLANTARE con un dente artificiale in metalloceramica, in resina oppure
in vetropolimero, tutti materiali di elevato valore estetico. La connessione può
avvenire in varie modalità, a seconda del tipo d’impianto, delle necessità del
paziente e delle abitudini del protesista e consiste per lo più in avvitamento o
cementazione .
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